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Ho avuto paura

Effetti del passaggio dall’educazione alla sanità, delle persone con autismo, dopo i 18 anni?
Roma, ore 13, 40 gradi all’ombra, io seduta al tavolino di un bar all’aperto con un tramezzino ed un caffè. Arriva correndo e si siede di fronte a me senza dire nulla un uomo di 30/35 anni, alto e molto in carne, in evidente stato di malessere, sudato. Si siede in modo goffo di fronte a me, sbatte il pugno sul tavolino che trema e mi urla “dammi 4 euro e 50 voglio comprare il kebab! dammi 4 euro e 50, dammeli! Per comprare il kebab servono 4 euro e 50”. I suoi non sono tic, sono stereotipie. Lo so perché con le persone con autismo ci lavoro.
Urlando avvicina il suo volto verso di me. Io non posso muovermi, ho dietro le macchine, a destra una ringhiera di ferro e a sinistra due tavoli pesanti. Le mie ginocchia toccano le sue talmente si è seduto vicino. Urla la frase 10 volte e ad ogni volta unisce un movimento diverso, emette un movimento con le mani, si da due colpi in testa, si “spegne” di colpo, scuote il tavolino. Ho pensato a tante cose senza riuscire a muovere un muscolo. Ho avuto paura. Io, che gestisco tutto il giorno comportamenti problema. E mi sono dispiaciuta per lui. Mi sono chiesta chi fosse e cosa gli stesse succedendo, dove dormisse, perchè era lì, perchè in quello stato. Nel bar, complici le porte chiuse per l’aria condizionata, nessuno si è accorto di nulla. Arriva un ragazzo uscito dal portone accanto al bar, sente le sue urla e gli dice “Fabio però non puoi parlare così alla signorina”. Mi risveglio. Gli offro un bicchiere d’acqua, mi urla contro, vuole i 4 euro e 50 (che non ho). Gli dico che non li ho. Gli dico che non li ho ma posso dargli il mio tramezzino se ha fame. Urla e dice che il formaggio non gli piace. Ricomincia a urlare forte e a scuotere il tavolino. Il ragazzo si avvicina e mi fa cenno di alzarmi e di andare verso di lui. Ricominciano i miei pensieri. Scavalcando i tavoli dico a Fabio-così si chiama, dunque- che vado a prendermi un bicchiere d’acqua e che mi metto dentro perchè fuori in effetti fa troppo caldo. In un attimo mi sento impotente, idiota, e ricomincio a chiedermi chi è. Mi fanno entrare nel bar, mentre Fabio si alza e se ne va.
Fabio lo conoscono tutti nel quartiere. Mi dicono che ha menato il proprietario del bar, per questo mi hanno fatto cenno di alzarmi. Fabio è in una comunità di disabili psichici adulti, imbottito di 5 psicofarmaci ad alto dosaggio.Doveva essere in comunità a pranzo a quell’ora, è scappato.Chiamano la comunità, che non risponde, per un’ora non risponde. Fabio lo hanno messo in un cassonetto una volta, “perchè va bene che è disabile però anche se sei disabile le regole devi impararle e qualcuno te le deve insegnare”.
Ho visitato il sito della comunità- centro diurno: li fanno dipingere.
Tante riflessioni, tante. Tanta rabbia, lo ammetto.
Adulti. Comunità. Centri. Farmaci. Adulti che scappano. E gli Operatori? Perché dopo i 18 anni non sono più “Educatori”?
E’ abbastanza facile lavorare con adolescenti e giovani adulti più alti e grossi di te, autistici e violenti. Li conosci, hai il tempo ed il modo di conoscerli. Sai regolarti ed essere (tu e gli altri) relativamente in sicurezza. Oggi sono passata dall’altra parte. Ho avuto paura. Terrore. Perchè Fabio è una persona che non conosco, non so nulla di lui, non posso prevedere nulla. Fabio non sa salutare nè chiedere “posso sedermi qui?”. Fabio non sa cosa fare se non ottiene ciò che ha chiesto all’altro, se non fare quello che ha fatto. Fabio non sa forse che non può andare via così dal posto in cui sta durante il giorno.
Questa è un’altra parte della mia rabbia: come Fabio viene percepito dagli altri. Da chi non lo conosce e lo incontra per la prima volta. E i ragazzi come lui. Perchè sono grandi, e pericolosi.
Si deve poter fare qualcosa!!!!!!!